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«Questo mestiere è un'urgenza e una vocazione». Intervista a Mauro Vanzati, scenografo di "Muori di Lei"

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  • 1 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Da piccole produzioni indipendenti a serie come M - il figlio del secolo, con più di quindici anni di esperienza, Vanzati racconta il suo ultimo set a Cinecittà.



Il Centro Sperimentale, l’esordio con Dieci Inverni di Valerio Mieli e da lì una carriera in un crescendo entusiasmante, fino a serie internazionali ad alto budget, fino a M - Il figlio del secolo. Hai lavorato a progetti diversissimi fra loro, per ambizioni, budget, epoca. Come si sceglie di diventare scenografo, come lo si diventa?


Lo si sceglie per amore del cinema e delle storie, che però può nascere e crescere in molti modi diversi..nel mio caso è un amore cresciuto nel tempo, e in gran parte grazie alle persone che ho incontrato. La mia prima fortuna è stata l’incontro coi miei insegnanti del CSC, Piero Tosi e Andrea Crisanti, perché ho visto in loro una passione davvero profonda e viscerale, e osservarli mi ha svelato la magia e la bellezza di questo lavoro, l’amore per lo studio e la costante ricerca, facendo di questo mestiere un’urgenza e una vocazione. È un lavoro che permette di utilizzare in modo trasversale arti diverse e linguaggi diversi, di dargli uno scopo, piegarli a un’esigenza, mescolati in infinite possibilità e mantenendo sempre vivo lo stimolo creativo.


Su Muori di lei tu e la tua squadra avete fatto un lavoro enorme, ricostruendo da zero, a Cinecittà, un palazzo intero. Due appartamenti, le scale, i portoni, gli androni, il cortile, addirittura l’asfalto del piano strada. Sembrava vero non solo dietro la macchina da presa, ma anche passeggiandoci dentro. Come avete fatto?


Ci siamo avvalsi di un nutrito gruppo di maestranze e artigiani bravissimi, ben coordinati, che hanno reso possibile costruire in tempi sostenibili tutto quel mondo. In questo caso particolare poi siamo riusciti, grazie anche a un gran lavoro di produzione, a incastrare le nostre esigenze di costruzione con un progetto allora nascente di Cinecittà, che prevedeva la realizzazione di un “residential stage “, una sorta di costruzione multi-location che per struttura aveva le potenzialità di adattarsi alle nostre esigenze principali, quelle di avere due appartamenti sopraelevati, separati da un cortile, che si “guardassero” frontalmente. Abbiamo avuto la capacità e la fortuna di incrociare questi progetti e ricavarne il miglior risultato possibile, sfruttando gli appartamenti ma anche le costruzioni sottostanti, una porzione di ospedale e una porzione di carcere. È stato un lavoro di costruzione molto impegnativo ma che ci ha consentito di portare in teatro di posa buona parte del film e ammortizzare i costi dei nostri interventi.


Maria Chiara Giannetta, Paolo Pierobon e Mariana Falace in una scena di Muori di Lei.
Maria Chiara Giannetta, Paolo Pierobon e Mariana Falace in una scena di Muori di Lei.

La scenografia vive di luce, come tutto il resto, e di costumi. Come ti interfacci con gli altri capireparto, come il direttore della fotografia e la costumista?


Il film è sempre un lavoro di gruppo molto intenso, più la comunicazione è fluida, più i risultati saranno migliori. Abbiamo cercato di condividere sin dalla preparazione informazioni rilevanti per gli altri reparti, in particolare proprio fotografia e costumi, per non tralasciare dettagli che poi si rivelano importantissimi, dalle scelte cromatiche, all’uso di practical lights.

Essendo un film di costruzioni in teatro, è stato ancora più importante progettare insieme agli altri, valutare insieme soluzioni tecniche e scelte, penso agli sfori, i fondali usati fuori dalle finestre degli appartamenti, per i quali ad esempio dopo vari test abbiamo optato per fondali Rosco.

E ancora, la libertà di decidere praticamente ogni aspetto del progetto e controllare ogni soluzione visiva, dalla scelta dei colori alle finiture, impatta ovviamente sul lavoro di costume, sulla scelta dei toni e delle texture, e allo stesso modo sul lavoro di fotografia, penso ad esempio alla progettazione di pareti mobili sulle nostre esigenze di ripresa.


E con la tua squadra, gli arredatori, le arredatrici, gli attrezzisti, i fornitori? Dove finisce il tuo lavoro e inizia il loro? Qual è la parte che ti diverte di più del tuo lavoro?


Lavoro con la stessa squadra da anni, ci conosciamo bene e ci fidiamo l’uno dell’altro, siamo un bellissimo gruppo di lavoro, coeso e che si diverte. Mi piace che chiunque partecipi al progetto porti qualcosa di suo, mi piace che ognuno si senta libero di proporre soluzioni e possa procedere in autonomia, considero un valore che il risultato sia “in divenire” e aperto a diverse suggestioni. In qualche modo ho sempre la percezione che l’apporto dei miei collaboratori renderà la mia visione migliore. E alla fine mi accorgo che succede sempre.


Che rapporto hai con le storie, con le sceneggiature? Mentre leggi cominci già a visualizzare gli ambienti in cui si muovono i personaggi?


Assolutamente sì, penso ad una storia per immagini già dalla prima lettura, cerco di mettere a fuoco il mondo e penso all’ambiente in cui i personaggi si muovono come una possibilità di raccontare tante cose attraverso le immagini, in modo immediato e a volte impercettibile. Penso che la scenografia abbia il dovere di integrare il racconto aggiungendo sottotesti, background e profondità alla vita dei personaggi raccontati.



Sul set di Muori di Lei. Scenografia di Mauro Vanzati
Sul set di Muori di Lei. Scenografia di Mauro Vanzati


È il secondo film che fai con Stefano Sardo, che anche qui è produttore, insieme a Ines Vasiljevic. Come ti trovi a trattare con il produttore e con il regista nello stesso momento?

 

Molto bene, anche se forse è un contesto davvero privilegiato, a cui è meglio non abituarsi, perché non è sempre cosi! Ma in questo caso trovo sempre un dialogo fertile per ottenere il meglio possibile per il progetto, sempre nel rispetto delle possibilità del film, ma con la volontà di trovare insieme il modo più efficace per valorizzare ciò che abbiamo.


Finiamo con una boutade, qualcuno ti ha mai chiesto che nuova scenografia stessi scrivendo? :D


Costantemente, ma non solo, nei casi più felici mi chiedono anche quale sarà la mia prossima coreografia..


 
 
 

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